mercoledì 4 giugno 2025

Un frate in osterria “Dio è amore, ma questo Chianti è onnipotente”

Tra una bestemmia trattenuta e una grappa non richiesta, la fede affronta la sua vera Passione: l’happy hour.
Fuori Porta – Ore 12.30. Il sole alto, l’aria odorosa di finocchiona e pentimenti. La porta dell’osteria si apre lentamente, come nei western, ma invece di un pistolero entra Fra Gualtiero: sandali esausti, tonaca vissuta, e un’aura mistica mista a sambuca.
Si guarda intorno come Mosè davanti al Mar Rosso, ma invece di dividere le acque, divide i tavoli, inciampando sullo zaino di uno scout in Erasmus.
«Fratelli... avete un tavolo per un’anima smarrita? E magari un bicchiere per farla smarrire meglio.»
Gigo, oste e agnostico praticante, lo accompagna al tavolo con lo stesso rispetto riservato ai santi e agli ubriachi:
«Ti porto il vino della casa. Non fa miracoli, ma crea visioni.»
Appena assaggia il Chianti, Fra Gualtiero si fa il segno della croce. Non per rito: si è ustionato la lingua.
Poi comincia la catechesi alternativa.
«Io lo dico, eh. La Bibbia dice di trasformare l’acqua in vino. Ma non specifica quanto bisogna berne per arrivare a Dio. Io sto sperimentando.»
Segue secondo bicchiere. Poi terzo. Poi silenzio carico di vino e dubbi esistenziali.
«La castità… bah. È come il Lambrusco secco: esiste, ma chi la vuole davvero?»
Una signora in fondo alla sala bisbiglia: “Poverino, ha perso la fede.”
Lui si gira e risponde: «No signora, è la fede che ha perso me. E se la ritrovo, le offro da bere.»
Fra Gualtiero attacca i dogmi della Chiesa come fossero crostini mal cotti.
«Il libero arbitrio? Ho scelto di bere. E Dio mi giudicherà. Ma intanto, l’oste mi riempie il bicchiere. Chi è più misericordioso, eh?»
Comincia a parlare con il cavatappi come se fosse lo Spirito Santo.
Confessa a una bottiglia vuota.
Tenta l’imposizione delle mani sul prosciutto crudo, ma ottiene solo maionese.
Poi si ferma. Guarda il fiasco. E bisbiglia:
«Signore… se ci sei, battimi un colpo. Ma leggero, ché ho già mal di testa.»
Quando tutto sembra perduto, Fra Gualtiero si alza. Barcolla. E come ogni profeta ubriaco che si rispetti, esclama:
«Ho visto la Luce! Ma era il frigorifero aperto! Comunque: Dio è nelle piccole cose. Tipo questa grappa.»
Saluta tutti con un abbraccio fraterno e alcolico, lasciando sul tavolo un biglietto scritto a penna:
“Perdonatemi, Padre, perché ho bevuto. Ma almeno oggi non ho giudicato nessuno. Tranne chi beve il Tavernello. Quelli sì che son peccatori.”
La fede traballa. La tonaca puzza di Montepulciano. Ma in quell’osteria, per un attimo, anche Dio ha alzato il calice.
O forse no. Ma intanto si beve. E si crede quel tanto che basta per restare umani.
Osterie di Fuori Porta
"Dove anche i santi fanno la scarpetta."


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