Gigio ‘o Vicarioto, settant’anni portati come una damigiana di Piedirosso: con dignità, più o meno . Alto un metro e ottanta, largo quanto basta per far ombra a un tavolo intero, viene dalla Vicaria di Napoli, dove si nasce con l’ironia nel sangue e il sarcasmo nel pane cafone.
La sua cantina (guai a chiamarla osteria) è un buco di vino e verità, tre tavoli, quattro bestemmie controllate, e una parete di botti da cui esce solo sfuso, rosso come la faccia di chi ha bevuto troppo e detto la verità.
Gigio non serve, dispensa. Non accoglie, tollera.
Il menù? Nessuno. Se chiedi un listino ti guarda come se avessi bestemmiato San Gennaro.
«Vuoi il vino buono? Va’ a Lourdes. Qua è quello nostro, e se non ti piace... bevi lo stesso, così impari.»
È il cuore sarcastico del tuo blog, la coscienza laica dei racconti, l’uomo che ha visto papi, frati, leader mondiali e turisti tedeschi finire sotto il suo tavolo con la stessa pietà riservata al soffritto del venerdì.
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